Questo culto è soprattutto
diffuso nel Nord dell'India e si differenzia dall'induismo per le
più limitate vicende storiche. E' una dottrina nata dalla casta
dei guerrieri (ksatriya) in opposizione a quella sacerdotale e
che propone un contenuto animistico (ogni fenomeno o cosa dell'universo
sono dotati di un'anima e vivono di una loro vita, spesso creduto
divina e degna di culto), il cui fine supremo è un riposo dell'anima
in un mondo «nel quale non si trovino vecchiezza, malattia,
morte». Questa dottrina ha il compito di guidare l'anima verso
il nirvana, ovvero la liberazione dalla trasmigrazione. Per
questo fine vi sono tre vie: la Via diritta, la Conoscenza
diritta e la Condotta diritta. Il giainismo stabilisce un quadro
il cui insieme corrisponde all'universo, e i cui principi sono: l'anima
o la sostanza animata (jiva); le sostanze non viventi e
spirituali; la materia dell'atto e della colpa (karma), la
sottomissione alla trasmigrazione la liberazione suprema (moksa).
L'anima e la materia sono un'unica cosa, l'una cosciente e l'altra
incosciente, ma posseggono entrambe delle qualità fondamentali (guna).
Vi sono due categorie di anime: le anime libere e perfette,
emancipate da ogni attaccamento corporale o passionale; e le
anime trasmigranti, che comprendono uomini, animali, vegetali,
minerali ecc. La teoria dell'ahimsha obbliga tutti a non recare
alcun danno ad alcun essere.
Anche il giainismo ha la sua cosmologia, molto simile a quella
del brahmanesimo e del buddhismo, la cui rappresentazione è data
da un uomo in piedi.
Questa dottrina ammette il suicidio purché ottenuto con il
digiuno totale.