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L'OLIO A TRIESTE E IN FRIULI
L'olivo, in questa regione, è stato probabilmente presenza familiare fin dalla colonizzazione romana - Plinio e Marziale testimoniano come fosse molto apprezzato quello di provenienza istriana - e con certezza documentale dall'XI secolo per merito dei monaci benedettini, instancabili promoters del recupero colturale successivo alle invasioni barbariche.
C'è stato un tempo in cui la coltura dell'olivo era diffusa in tutto l'arco collinare del Friuli-Venezia Giulia. Poi è malauguratamente arrivato il 1929, un anno luttuoso per la catastrofica gelata che mise in ginocchio l'olivicoltura, con conseguenze diverse: in Friuli finì con l'essere trascurata e abbandonata definitivamente in seguito allo spopolamento delle campagne nel secondo dopoguerra, nell'area triestina invece non ci fu azzeramento.Bisogna tuttavia aspettare il 1980 per assistere a un cauto accenno di ripresa (nella valle della Rosandra ricompare l'olivo con impianti più intensivi) e altri dieci anni perché la pianta cominci a ridisegnare timidamente profili di coste, colline e pianure. Una tradizione mai del tutto spezzata riprende dunque vitalità dal territorio di San Dorligo della Valle per riconquistare fette di territorio nel Collio e nei Colli Orientali, dove si è nuovamente investito nell'olivo.
Delle varietà autoctone del passato (Carbonara, Gentile di Rosazzo, Buka) rimangono le piante residuali moltiplicate e studiate nel "campo regionale" presso l'Istituto Agrario di Cividale; resta intensamente coltivata, unica tra i biotopi locali, la Bianchera nella provincia di Trieste, mentre si sono introdotte nuove cultivar di origine toscana (Leccino, Maurino, Pendolino, Moraiolo, Frantoio) e gardesana (Favarol, Grignan, Casaliva).
Pertanto il percorso verso nuove realtà si snoda, in questa regione, in due grandi zone diversamente caratterizzate: quella dei colli e elle valli più protette e ventilate (l'olivo non ama stagnazione di aria fredda o umida) del Friuli, ripartito da zero ma con ricchezza di terreni e potenzialità elevate, e quella tra i rilievi delle colline muggesane, le valli dell'Ospo e del Rosandra nella Venezia Giulia, interessata a potenziare e valorizzare la propria produzione anche attraverso la DOP Tergeste (l'antico nome di Trieste), per la quale è stato completato l'iter burocratico all'inizio del 2002.
Insomma, per l'olio, qui, c'è stato un ritorno a casa!
(Da: "Guida agli Extravergini 2000-2001", Slow Food Editore)