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Romanzo Virtuale
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CAPITOLO I
Incipit
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L'uomo col colbacco avanzava senza fretta lungo la strada, facendo oscillare il borsello che gli pendeva dalla spalla. Come aveva già fatto altre trentadue volte - in quelle quattro ore e mezza in cui lo avevo seguito - si fermò, pulì alla meglio con la scarpa il marciapiede dalla brina, e si chinò ad osservare. Presi nota della cosa, appoggiandomi sul volante. Quando alzai lo sguardo, per la trentatreesima volta, l'uomo aveva ripreso a camminare. Dove si era fermato non ci sarebbe stato che cemento e il gelo raschiato dal suo piede. Non persi tempo a scendere per controllare, faceva troppo freddo. Anche lì, in macchina, col riscaldamento acceso e il motore che sussurrava discreto e tecnologico sotto il cofano. Quell'impiastro avrebbe potuto continuare tutta notte.
Ancora mi chiedevo se davvero non mi avesse notato, o se facesse solo finta. Lo superai e mi fermai dopo cento metri, tenendolo d'occhio nello specchietto. In quel momento non ce l'avevo con lui per la nottataccia cui mi stava costringendo, ma non avrei potuto garantire per il prossimo futuro. E avevo ragione. Il tempo di far scattare l'accendino dell'auto e pescare un pacchetto nuovo dal bazar del mio cruscotto, e il tipo volatilizzò.
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Belisario
myskin@dns.4net.it
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C'è un attimo in cui nell'accendere una sigaretta tutto scompare alla vista ingoiato dal bagliore della fiamma, come se un accendino potesse rendere invisibile il mondo circostante. In quel momento l'avevo perso. Imprecai. Scesi in fretta dall'auto, scrutai come un rapace la notte e il suo mondo, ma del colbacco nessuna traccia. D'istinto andai dove l'uomo aveva "pulito" il marciapiede innumerevoli volte.
La fortuna aveva ripreso a riconoscermi? A terra, un invisibile foglietto rendeva omaggio alla tipica scena del detective e dell'indiziato. L'indiziato aveva perso qualcosa. Alzai gli occhi. Nessuno. Sul minuscolo appunto, due numeri o forse quattro; 32 64. Tornai in fretta all'auto e iniziai ad osservare come erano scritti i numeri. Non si capiva se il numero era un semplice 3264 oppure se fossero numeri a coppia o scritti separatamente. Sono un detective e ho già visto molto e anche questo che ora stringo in mano. Bevo normalmente, ma ora sono sobrio e non credo di rimanerlo ancora per molto, almeno fino a quando non capirò come 4 numeri scritti da una mano possano "spostarsi" dentro ad un foglio. Eppure quando li ho visti un attimo fa avrei giurato che erano ben distinti 32 e 64. Ora il primo 3 è nettamente separato dal 2. O no? Decido di accendere una piccola luce dentro l'auto. Sul foglietto non c'è nessun numero. Torno indietro con il pensiero, cercando di re-imprimermi nella memoria il momento in cui là fuori ho chiaramente visto i numeri. Un rumore in fondo alla strada mi obbliga a sollevare lo sguardo. Una porta si è chiusa con un forte rumore. Non vi faccio caso. Mi sto innervosendo. Ora ci si mette anche il tachimetro dell'auto che segna un parziale di 326 chilometri. E mentre, come una belva che punta la preda, mi irrigidisco per catturare qualunque indizio, la coda dell'occhio sinistro percepisce qualcosa. Mi volto lentamente, ansioso di scoprire, di sapere. Sono parcheggiato sotto un palazzo altissimo al numero civico 32.
[...]
E ora continuate voi!
Leggete QUI e partecipate!
Inizio: 27 dic. 1998
Aggiunte: 12 apr. 1999
Inviate qui i vostri brani: 2words2u@geocities.com
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'Pagine Scelte' di Enrico Saletti © 1998 - 1999
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