Il complesso linguistico indiano è fra i più complessi del mondo: essendo un paese vastissimo, e con uan varietà di tipi razziali non indifferente questo non poteva che essere necessario.
L'invasione arya nella sua azione di sottomissione delle popolazioni preesistenti, impose la sua lingua, che si elevò presto a lingua sacerdotale, e qui si parla del sanscrito. A questo punto sorge la domanda su quale sia la vera lingua parlata dalle popolazioni dravidiche, quelle cioé prearie; ci sono due ipotesi, una secondo la quale il sanscrito sarebbe proprio la loro lingua, e una più recente secondo la quale il sanscrito sarebbe imparentato col dravidico, questo in base al bahui, una lingua parlata nel Beluchistan, di tipo dravidico, ormai unico perché tutte le altre lingue cirocstanti sono indoeuropee. Si ipotizza pertanto che questa sia la lingua più moderna di quella parlata prima dell'arrivo ario.
Per quel che riguarda le lingue parlate in epoca contemporanea, queste si possono dividere in una miriade di famiglie: nelle zone settentrionali dell'India sono diffusi idiomi derivati dal sanscrito, nel Sud linguaggi dravidici, che hanno comunque subito una forte influenza sanscrita.
Al momento dell'Indipendenza dalla Gran Bretagna si sentì la necessità di affrancare l'India dalla lingua inglese, e si optò quindi per l'hindi, anche se l'inglese è tutt'ora diffusissimo. Questa scelta mise contro gli abitanti musulmani, che avrebbero preferito la scelta dell'urdu, lo stesso idioma per quel che concerne la grammatica e il linguaggio comune, ma è scritto con i caratteri arabi, ha parecchi termini di derivazione persiana ed è parlato dai musulmani.
Oltre all'hindi, l'India si trova ora ad avere 15 lingue circa riconosciute dai rispettivi stati, dove fra queste ci sono:
il telugu;
il bengali;
il marathi; il tamil e appunto l'urdu.
I numerosi dialetti e lingue indiane si possono dividere in 4 famiglie principali:
tibeto-birmana, nella parte settentrionale e nordorientale;
munda, che a sua volta forma piccoli gruppi nell'India centro-orientale;
dravidica, nell'India meridionale, nelle isole Laccadive, nel Beluchistan;
indoeuropea, che copre la maggioranza del restante territorio.
Questa è la famiglia più importante e "popolata", perché racchiude il maggior numero di lingue parlate nella penisola e le tradizioni letterarie più prestigiose. Con l'aggettivo indoeuropeo, per le lingue si intende quelle che appartengono al ceppo ario/indoiranico e indoario.
Per cronologia l'indoario si può dividere in 3 periodi:
antico-indiano, la cui fase più antica è quella vedica, e la più moderna sanscrita (sanscrito classico);
medio-indiano, che include fra l'altro il pali e il sanscrito misto (lingua con la quale erano state scritte leggendarie strofe della biografia del Buddha);
neo-indiano, che include una miriade di altre lingue più moderne.
Secondo un censimento del 1921
le lingue dell'India (Birmania compresa) arrivano a 200.