Il sari è il classico
abito femminile indiano, reso particolare e ricco dai ricami in argento od oro,
conosciuto ed ammirato nella sua variante in mussolina già al tempo degli
antichi Romani. Il sari è una pezza di stoffa in seta o cotone lungo circa 5
metri e ½ che può essere alto da 1 a 1,40 metri; si regge sulla vita infilando
il bordo superiore nella cintura della sottogonna. La rimanente parte della
pezza viene passata sulle gambe, quindi sul dorso e morbidamente drappeggiata
dalla vita al seno da destra a sinistra. Oltre alla sottogonna, l'altro
indumento indispensabile è il choli, una camicetta che copre il seno,
lasciando scoperta la vita. Questo indumento, oltre alla sua versalità in fatto
di movimenti (può essere utilizzato per guidare l'automobile, lavorare, fare
addirittura sport, viaggiare) garantisce sempre una buona protezione dal sole ,
dal vento e dall'umidità. Facile da lavare e altrettanto da stirare, comodissimo
da riporre nonché bello per il suo effetto sulla persona: ecco perchè il sari è
riuscito a sopravvivere nella nostra epoca. "Componenti" fondamentali nella
creazione del sari sono i tessuti particolari, gli accostamenti dei colori, le
variazioni nell'accostamento dei colori, i disegni sia sulla pezza intera che
sulla bordura laterale. La prima fase per la sua creazione è la tessitura
(meccanica o a mano) in filo naturale o sintetico, seguita dalla tintura e dalla
stampa o il ricamo. Il sari può essere una vera opera d'arte, addirittura ogni
lingua indiana ha un suo vocabolario per quello che riguarda la sua creazione.
Le varianti dei disegni e della tessitura sono talmente particolari e differenti
che ogni donna indiana sa riconoscere che sari si trova di fronte: ormai per
tutto il paese si trovano varietà provenienti da tutte le regioni. Anche in
India ci sono varianti per tutte le occasioni: per lavorare o per sbrigare le
faccende se ne userà uno in cotone o seta stampata; per una riunione, uno in
broccato o ricamato con zari. Ancora più preziosi sono i sari
provenienti dall'Orissa e dall'Andhra Pradesh detti anche ikat che
sviluppano disegni floreali, di animali e forme geometriche intrecciate in vari
colori, e per la complessità del lavoro (tutto viene tessuto al telaio a mano)
sono insieme ai famosi sambalpuri (sari di seta cruda) riservati alle
cerimonie. altrettanto favolosi sono i sari di Varanasi, di Kanchipuram e di
Bangalore, sempre di seta pesante, che possono essere decorati con disegni in
oro o argento, arrivando ad essere dei preziosi broccati che ricordano, nella
loro ricchezza, i vestiti nei mosaici di Bisanzio. Sono poi molto particolari i
sari del Bengala, i baluchari, che presentano decorazioni di richiamo
epico, soprattutto dal Ramayana, solamente sul bordo e sul pallù,
rendendoli simili a degli arazzi medievali.
Altri abiti di uso comune
Il Salvar-Kamiz Questo vestito è di
derivazione araba, infatti proviene con tutta probabilità dai gruppi che si
spostarono dall'Arabia e dalla Mongolia tra il VIII e il XVI sec. Con Salvar
si intendono i pantaloni, che partono dalla vita, stringendosi a mano a
mano fino alle caviglie; su di essisi indossa ilKamiz, che inizialmente
copriva tutto il corpo: questo ha una scollatura arotondata,a punta o quadrata,
è tagliato dritto o a trapezio, con la parte finale più larga. Nei primi decenni
del secolo veniva indossato solo dalle bambine e dalle ragazze, ma ultimamente
si sta diffondendo molto, ancxhe per la sua eleganza e praticità sotto tutti i
punti.
Il Kurta
E' la camicia indiana da uomo, e a differenza del Kamitz la
scollatura è sempre tonda e la svasatura è minima. Anch'esso molto pratico e
comodo. Sono generalmente abbottonati sul petto, con gradevoli ricami geometrici
lungo i bottoni, il collo e il bordo delle maniche.
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