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Webmaster:
Gherardo Ghirardini
UNDICESIMA TAPPA
10/02/2002
CAMPO 2 - PLAZA ARGENTINA>
(trekking)

Campo 2 (5900 mt) - Plaza Argentina (4250 mt) CB
Tempo di percorrenza: 7.00 ore
Difficoltà: Media
Dislivello : 1650 mt

Per tutta la notte il vento e la neve battono la sella dove è il nostro campo. Nonostante le pastiglie di sonnifero, non riesco a prendere sonno. Mi manca il respiro, ho freddo alle ossa anche se sono vestito come un palombaro e la tenda sembra che voli via da un momento all'altro. Ogni tanto mi alzo a sedere per bere un goccio dell'acqua bollente che ho fatto nel pomeriggio spingendo in alto la tenda per respirare. Mi sembra di soffocare!! Al mattino mi sveglio dal torpore con il giorno già fatto: sono le 8.00. La tormenta non si è placata e l'abside della tenda è piena di neve e a volte la tenda mi si spalma addosso schiacciata dal vento. Devo andarmene di qua! Comincio a preparare lo zaino e cerco di mettere tutto il possibile. E' un'operazione lunga e quando ho finito sono le 10.00 e sono distrutto. Esco dalla tenda e avverto i miei compagni che devo scendere. Riccardo mi fa una foto e comincio la discesa. 100 metri sotto il campo il vento è quasi accettabile, ma il peso dello zaino e lo sfinimento mi fanno procedere lentamente. Quando arrivo al campo 1 crollo sulle ginocchia di Ruggero che mi solleva lo zaino dalle spalle in modo che possa respirare meglio. Spiego a Ruggero che Riccardo e Davide tenteranno di portare giù tutto in una volta il materiale dal campo 2. La prevista traversata verso Plaza de Mulas non si farà; ma questo lo sapevamo già la sera prima quando non abbiamo trovato Ruggero al Campo 2. Bevo un po' di the che faccio fatica a mandar giù. Sono la 12.00. Dopo un po' Davide mi chiama alla radio per chiederci se possiamo andare ad aiutarli con i pesi. Non ce la fanno a portare tutto in due. Ruggero parte immediatamente per andar loro incontro. Io sono troppo stanco e mi infilo in tenda a riposare. Dopo una mezz'ora mi chiama Riccado e mi chiede di nuovo di salire. Mi rimetto gli scarponi e risalgo il sentiero verso il campo 2. Sono talmente stremato che all'altezza di un grade masso crollo a terra e mi addormento!! Non è un vero sonno; la mente è sveglia, mi accorgo di quello che succede intorno, ma i miei muscoli non reagiscono a nulla. Sentendo delle voci distinte vicine, apro gli occhi e mi sveglio. Mi alzo a fatica e proseguo la salita. Mi rendo conto adesso di quanto sia facile lasciarsi andare in certe situazioni. Penso che la morte bianca deve arrivare proprio in questa maniera e mi vengono i brividi. Per fortuna adesso c'è il sole e non fa un freddo esagerato. Finalmente dopo pochi minuti incontro Davide con uno zaino mostruoso e sopra di esso una sacca. Avrà 45 kg sulle spalle; mi fa un cenno e prosegue il cammino. Poi incontro Riccardo e Ruggero; anche Riccardo è carico come un mulo e senza fermarsi continua a scendere verso il campo 1.
Arrivati tutti al Campo decidiamo che è meglio scendere ancora per riposare, quindi dividiamo i pesi, smontiamo la tenda e ripartiamo. Per issarci gli zaini sulle spalle dobbiamo aiutarci l'un l'altro. Quando sono pronto comincio a scendere con estrema lentezza. Lo zaino peserà 35 kg e faccio fatica a stare in equilibrio.
Il tempo intanto, come ogni giorno, si guasta e comincia a nevicare. Quando arrivo alle morene sopra il campo base cado e non riesco più ad alzare lo zaino. Passa Ruggero e non mi vede nemmeno tanto è sfinito. Sono solo di nuovo. Levo la sacca da sopra lo zaino e con lo zaino in spalla e la sacca in mano provo a scendere. 20 passi poi mi fermo... Con questa lentezza arriverò stanotte. Per fortuna arriva dietro di me Davide che mi aiuta a portare la sacca e così, con gli occhi puntati sui suoi scarponi, riesco ad essere trascinato al campo base.
Il petto mi fa un male cane e per questo ho il respiro cortissimo; Riccardo si toglie i guanti e ci rendiamo tutti conto che ha le dita congelate: ha un dito gonfio e non ha sensibilità su altre sette dita. Andiamo da David, il medico, che fa subito un bagno di acqua e iodio a Riccardo e lo tranquillizza e mi dà delle pastiglie contro la gastrite e del Diamox.
Andiamo a cena nella tenda comune che Paula ci ha lasciato a disposizione ma io non riesco a mangiare quasi nulla sia per il dolore al plesso sia perchè ho le labbra piene di ulcere e mi bruciano.
Nonostante tutto sono felicissimo: abbiamo raggiunto la vetta dell'Aconcagua, abbiamo sfiorato i 7000 metri e siamo tutti "più o meno" sani. Il tempo ci ha assistito regalandoci dei giorni bellissimi e a parte qualche difficoltà "normali" da incontrare in cose di questo genere, è filato tutto liscio. 
Adesso, però, ho voglia solo di riposare.

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