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DECIMA
TAPPA
08/01/1998
ATAR-AKJOUJT-BENINCHAB
(jeep)
La sveglia è alle ore 6.30.
E' ancora buio. Facciamo colazione e partiamo velocemente. Dovremo fare
molte ore di jeep e quindi bisogna muoversi. Come prima cosa andiamo a
vedere dei resti archeologici improbabili, poi passiamo al mercato a comprare
del pane e dei biscotti per i prossimi 4 giorni e proseguiamo alla volta
di Beninchab su una pista ben segnata. Appena fuori di Atar ci ferma la
gendarmeria, ma le operazioni sono molto veloci. Verso mezza mattina ritorniamo
sulla strada che abbiamo percorso una settimana fa; la strada che collega
Nouakchott con Akjoujt e Tergit. Una jeep fa fuori un copertone. Sostituiamo
la gomma e ripartiamo. Dopo due ore arriviamo ad Akjoujt per riparare la
gomma. Guardandosi intorno ci si accrge che il deserto, dove è abitato,
è una enorme discarica a cielo aperto. La strada è ricoperta
di lattine arrugginite e schiacciate. Dappertutto ci sono rifiuti e carcasse
di auto. Nessuno, da queste parti, si preoccupa di eliminare tutti questi
rifiuti perchè pensano che il deserto divori tutto.
Verso le 13.00 ci fermiamo su un
tavolato piatto e verde per mangiare. Sembra di essere nella savana, ma
se si guarda da vicino il terreno, ci si accorge che i ciuffi d'erba sono
molto distanziati tra loro e solo l'effetto della grande distesa piatta
fa credere che il terreno ne sia ricoperto. Dopo pranzo passiamo a salutare
la sorella di uno dei nostri accompagnatori che abita in un villaggio in
mezzo al nulla più assoluto. Come facciano a sopravvivere queste
donne e questi uomini non si sa! Dopo il villaggio la strada si perde in
mezzo alle dune e i nostri autisti navigano a vista tra queste colline
sabbiose che escludono la vista dell'orizzonte. Intorno a noi non c'è
altro che sabbia e l'idea di trovarsi lì senza una guida fa un po'
paura. Ad un certo punto gli autisti si fermano e di fianco alle jeep spunta
dal nulla una pompa per l'acqua. Ci facciamo una rapida doccia, riempiamo
le taniche e ripartiamo chiedendoci se la scena appena vista sia vera o
un sogno. Tutto intorno è piatto e marrone fino a che delle alte
dune ci costringono a fare dei continui giri per poterle superare. Alle
17.20 ci fermiamo in un punto qualsiasi di questo paesaggio monotono e
montiamo il campo. In lontananza intravediamo un'antenna molto alta e capiamo
che là c'è la città di Beninchab.
Raccogliamo la poca legna che c'è
in giro per fare il fuoco e poi andiamo sulle dune vicine per rotolarci
nella sabbia e goderci il tramonto.
I nostri autisti vanno in città,
noi mangiamo e dopo cena facciamo una passeggiata in questa distesa vuota
rischiarata dalla luna. Il silenzio è assoluto e se ci si guarda
intorno ci si sente veramente piccoli. Il vento non è forte, la
temperatura è stupenda e dormiamo fuori. |
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