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SETTIMA
TAPPA
05/01/1998
TIMINIT-TIMAGAZINE
(trekking)
Ci svegliamo alle 7.00. E' fresco;
facciamo colazione, smontiamo il campo poi Nicola e Massimo vanno a farsi
una "sciata" sulla grande duna che ci sta di fronte. E' un peccato che
siano così distanti perchè non riesco a fotografarli.
Facciamo il pieno di acqua al pozzo
vicino, poi andiamo a fare un giro nell'oasi.
E' tutta coltivata a cipolle, carote
e miglio; in un punto dell'oasi trovo una piantina di cotone con i batuffoli
pronti per essere colti.
Il sistema di irrigazione consiste
in una pompa immersa nel pozzo che porta l'acqua in una grande vasca circolare;
da qui l'acqua viene smistata tramite canalizzazioni fatte a mano nella
sabbia. Verso le 9.00 ripartiamo, ancora contro vento, costeggiamo l'oasi
di Timinit.
Al termine del palmeto entriamo
nel villaggio per comperare zucchero, te e dei quaderni. Regaliamo due
quaderni e due penne a dei ragazzini che ci guardano con curiosità
poi riprendiamo il cammino. Ahmed e suo fratello vanno particolarmente
veloci e facciamo fatica a stare al loro passo.
Camminiamo dentro un grande Uadi
quasi piatto con qualche duna qua e là, il fondo è sabbioso.
Il vento accenna a diminuire. Alle 12.30 ci fermiamo a mangiare e Ahmed
ci prepara il pane.
Prima impasta la farina e l'acqua;
poi, fatta una specie di pizza, la mette in una buca e la ricopre di sabbia
e sopra ci mette le braci.
Dopo 40 minuti circa il pane è
pronto. Per la verità è cotto solo all'esterno.
Fatto ciò, spezzetta il pane
dentro ad una ciotola, ci mette un po' d'acqua e d'olio e lo rimette sul
fuoco. Mentre cuoce, Ahmed aggiunge i pezzi di carne di montone fino a
formare una "mappazza" incredibile. La cosa è pesantissima e non
riusciamo a finirla anche se Nicola e Massimo ce la mettono tutta e ne
mangiamo un bel po'. Dopo pranzo facciamo le inevitabili foto sul cammello
poi ripartiamo. In fondo al vallone dovrebbe esserci Timagazine, meta del
nostro trekking.
Continuiamo a camminare come dei
forsennati; il vallone sembra che non finisca mai e dopo aver superato
una collinetta ce n'è sempre un'altra. Ad un certo punto Bianca
sale su un cammello e si fa un bel pezzo di strada in sella. Dopo 2 ore
circa, prima di arrivare all'oasi di Timagazine, giriamo sulla sinistra
e risaliamo le montagne che ci sovrastano. Mentre saliamo Ahmed ci dice
che sull'altopiano troveremo un'oasi con palme e acqua e lì ci saranno
le jeep che ci aspettano. Angelo ed io acceleriamo e scolliniamo per primi.
Appena abbiamo la possibilità di vedere tutt'intorno ci rendiamo
conto che non è ancora finita: intorno a noi solo sassi per chilometri;
dell'oasi nemmeno l'ombra. Camminiamo ancora per un'altra ora fino a che
scorgiamo in lontananza delle capanne e dei puntini che luccicano. Sono
sicuramente le jeep. Il villaggio sorge sul bordo di una profonda fenditura.
Ci affacciamo per vedere il fondo e, come in un film, ci si presenta uno
spettacolo incredibile: il fondo della spaccatura è ricoperto di
palme, è tutto verde. Le palme crescono addirittura sulla roccia,
proprio dove sgorga una piccola cascata d'acqua. E' inimmaginabile pensare
che in mezzo al nulla ci sia un angolo di paradiso come questo. Arriviamo
al villaggio, che consiste in quattro casette di pietra e scarichiamo per
l'ultima volta i cammelli. Siamo abbastanza stanchi. Dopo un po' di meritato
riposo facciamo le immancabili foto di gruppo e tentiamo di montare le
tende. Il vento è troppo forte e rischiano di volare via. Decidiamo
di dormire dentro una casetta con il pavimento di sabbia morbida. Intanto
il deserto ci regala uno dei suoi tramonti. Stiamo a guardare il sole che
scompare all'orizzonte fino a che diventa necessario accendere le pile.
Sembra che si chiuda il sipario su di un'avventura spettacolare ed irripetibile.
Dopo 6 giorni di cammino ci meritiamo
uno spettacolo così grandioso. Per cena, questa sera, facciamo un'enorme
insalata con i cetrioli rimasti, il tonno, del formaggio, olio e sale.
Andiamo a dormire finalmente senza
il vento che resta fuori dalla accogliente casetta. |
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