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Gherardo Ghirardini
NONA TAPPA
07/01/1998
CHINGUETTI-JEMELAT-FORT SAGANNE-ATAR
(jeep)

Ci svegliamo alle 7.00 e facciamo colazione. Fa un po' più freddo dei giorni precedenti. Dopo colazione facciamo il programma per i prossimi giorni. Non riusciamo ad andare a vedere la città di Ouadane ed il cratere naturale che c'è nei suoi paraggi in quanto i tempi di trasferimento sono molto più lunghi del pervisto; la medie giornaliere si aggirano sui 20/30 Km orari. La mattina la dedichiamo alla visita della città di Chinguetti che ci appare come una città pressochè morta. Si nota in maniera drammatica l'avanzata delle dune che copre lentamente le case. Appena entrati nella città ci assalgono delle donne che vogliono venderci un po' di tutto: dalle punte di frecce alle tipiche pipe mauritane, da collanine di perline a strani pali lavorati che servono per la sella del cammello. In ogni posto dove andiamo ce le troviamo di fronte e con una velocità degna di nota ci aprono le loro coperte con la mercanzia. Sono tenaci e non ce le leviamo di dosso fino a che usciamo dalla città vecchia. Nicola e Max stanno molto meglio e verso le 12.00 riprendiamo le jeep e ci dirigiamo verso la città di Atar attraverso il Passo di Amorgar. Dopo circa un'ora ci fermiamo in mezzo al nulla per vedere delle pitture rupestri "appese" a dei sassi che spuntano dal piatto che ci circonda.
All'ombra di uno di questi grandi massi ci fermaimo per mangiare.
Alle 15.00 ripartiamo alla volta di Fort Saganne: un avamposto francese che controllava l'unica via di transito tra l'Altantico e l'interno del deserto. Il paesaggio è molto simile a quello che si vedeva nel film "Il deserto ei Tartari". Il forte domina un grande canyon che assomiglia a quelli americani. Scendiamo nel canyon e lo percorriamo tutto tra alte pareti rocciose. Anche se Atar è a trenta chilometri da qui noi dobbiamo fare più di settanta chilometri all'interno del canyon ed aggirare i grandi salti di roccia che incombono su di noi. Gli ultimi chilometri prima di Atar li percorriamo su una pietraia molto scura e piatta.
Atar è una città piuttosto grande; c'è il telefono e l'illuminazione pubblica.
Vediamo anche delle strade asfaltate.
Sistemiamo i bagagli a casa dei genitori di Moustapha, poi andiamo al mercato dove ci saltano addosso come sempre. Purtroppo dei ragazzini che mi stanno intorno mi sfilano dalle tasche un pacchetto di sigarette e 1.000 ougujia (11.000 lire).
Mangiamo dell'ottimo cus-cus fatto in casa. La temperatura è mite (circa 22 gradi) ed il vento è finalmente cessato.

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